L’Archivio di Stato era la sua seconda casa. Era sempre pronta a dare una mano a chi si perdeva tra gli scaffali, con competenza e uno spirito tutto toscano. Studenti e colleghi se la ricordano lì, Giovanna, in mezzo alla polvere dei manoscritti medievali, a studiare, catalogare e tradurre dal latino gli antichi codici custoditi all’Aquila, in un palazzo che ora non c’è più. Come quello in via D’Annunzio 24 dove Giovanna Lippi, detta “Gianna” 54 anni, è morta assieme al padre e alla madre, Vilma Gasperini. “Gianna” era laureata in Lettere e aveva studiato Paleografia. La sua famiglia era originaria di Portoferraio, sull’Isola d’Elba, ma da tanti anni abitavano all’Aquila perché il padre, Giuseppe Lippi, era stato chiamato a dirigere il cementificio Sacci di Cagnano. “Amava l’Isola d’Elba – racconta Paolo, un collaboratore – spesso in internet mi chiedeva di vedere la webcam sulla spiaggia delle Ghiaie, a Portoferraio”. Tutta la famiglia sarebbe partita a breve per passare la Pasqua dai parenti in Toscana. Giovanna era divorziata, aveva un figlio che abitava con lei, Francesco Iovinelli, l’unico a salvarsi, estratto dalle macerie ferito ma ancora vivo.